FANGHI PROVENIENTI DA IMPIANTI DI TRATTAMENTO DELLE ACQUE REFLUE
di Luigi Fanizzi – ECOACQUE

L’esercizio di un impianto di depurazione per il trattamento delle acque reflue produce, processualmente, dei residui che devono essere gestiti secondo la normativa vigente in materia di rifiuti ovvero riutilizzati ogni qualvolta il loro compatibile reimpiego risulta appropriato.

 

Il principale residuo prodotto, a partire dai trattamenti depurativi secondari (sono così normalmente definiti i trattamenti delle acque reflue mediante processi che comportano il trattamento biologico con sedimentazione secondaria), è il fango di supero. Tale residuo è così detto proprio perché eccedente alla funzionalità, strettamente necessaria e sufficiente, del processo biologico c.s.

 

Prima di essere avviati agli impianti di smaltimento od al riutilizzo, i “fanghi” possono essere stoccati nel luogo di produzione.

 

Dei summenzionati residui, il legislatore italiano, all’art. 74, c. 1, lett. bb), del D. Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 (c.d. testo Unico Ambientale o T.U.A.), ne dà la seguente definizione:

fanghi: i fanghi residui , trattati o non trattati, provenienti dagli impianti di trattamento delle acque reflue urbane.

 

Orbene, le controversie, per quanto riguarda lo stoccaggio, nascono dalle interpretazioni in merito allo spandimento dei fanghi nei letti di essiccamento:

 

        letti di essiccamento considerati parte funzionalmente connessa all’impianto;

        letti di essiccamento considerati come bacino, a sé stante, per il materiale in stoccaggio.

 

Le differenti interpretazioni comportano una sostanziale differenza nella tempistica di compilazione dei registri di carico e scarico in quanto, il residuo considerato in giacenza, deve normalmente figurare come rifiuto in carico all’impianto mentre, quello in trattamento no.

 

Appare tuttavia evidente, oltre ogni ragionevole dubbio, considerare il letto di essiccamento come stazione di trattamento (necessaria, appunto, al trattamento di disidratazione del fango) funzionalmente connessa al depuratore delle acque reflue e che, quindi, la compilazione del registro c.s. deve tenere conto che finché il fango è nel letto di essiccamento, questo è ancora in trattamento e per esso, pertanto, non sono applicabili le norme in materia di gestione dei rifiuti di cui alla parte IV del T.U.A.

 

I fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue specifica, infatti, il legislatore all’art. 127, c. 1 del T.U.A., sono sottoposti alla disciplina dei rifiuti, ove applicabile.  

 

Per quanto riguarda, invece, i tempi tecnici di stasi, necessari alla disidratazione dei fanghi nei letti essiccativi dell’impianto, deve essere tenuto in conto che:

 

        La produzione del fango biologico di supero può essere stimata, mediamente, in 0,3 Kg SS¸ 0,6 KgSS per chilogrammo di BOD5 rimosso.

        Il fango estraibile dal sedimentatore secondario, possiede una concentrazione media di prelievo, stimabile in secco, di 6,0 KgSS/m3 ¸ 10,0 KgSS/m3.

 

Che i volumi del fango di supero, prodotti giornalmente, per chilogrammo di BOD5 rimosso dall’impianto biologico di trattamento (1,0 Kg BOD5 @ 17,0 A.E.), ammontano a:

 
SS = 1,0 KgBOD5/d x 0,45 KgSS/KgBOD5 = 4,50 KgSS/d
ossia
V = (4,5 KgSS/d)/(8 KgSS/m3) = 0,56 m3/d
 

cioè a circa 33,0 L/A.E.d di fango fresco digerito (= 560 L/d x 1/17 A.E.) ovvero a ca. 0,26 L/A.E. (= 0,008 x 33,0 L/A.E.d) di fango digerito essiccato all’aria.

 
 

Con una superficie necessaria all’essiccamento del fango (funzione dell’esposizione geografica), pari a circa 0,10 m2/A.E. (Nord Italia) ¸ 0,05 m2/A.E. (Sud Italia ed Isole) e secondo uno strato di spandimento, di spessore uniforme pari a ca. 0,30 m, è pertanto calcolabile un riempimento completo dei letti, non inferiore a:

 

N = [(0,26 x 365)/(0,10 x 0,30 x 1.000,0)] @ 3,0 volte/anno

 

Ne consegue che l’accumulo, nei letti di essiccamento dell’impianto di depurazione, di consistenti quantità di fango ovvero con considerevoli tempistiche di detenzione, negli stessi letti, sono da ritenersi tecnicamente non compatibili col processo disidratativo c.s.