La Governance Ambientale Aziendale come strumento fondamentale di crescita sostenibile
di Stefano MAGLIA
Per Governance Ambientale Aziendale si intende una organizzazione, gestione e controllo aziendale effettivamente ed efficacemente conforme alla corretta gestione e sostenibilità ambientale.
Ambiente e impresa è sempre stato un binomio con un rapporto spesso conflittuale, che ha subito negli anni molteplici trasformazioni, vissute ed affrontate il più delle volte senza la necessaria consapevolezza, competenza e lungimiranza.
Per tanto, troppo tempo i vertici aziendali hanno tuttalpiù vissuto il rapporto con la gestione ambientale con superficialità, distacco ed una certa dose di incoscienza, delegando alle figure più operative il ruolo di referenti verso una disciplina considerata meramente tecnica, senza alcuna, effettiva consapevolezza dei rischi e delle opportunità che questa nasconde.
Ed ora, dopo pandemia e profonda crisi energetica e di approvvigionamento di materie prime, le aziende si riscoprono ancora più fragili ed impreparate sul fronte ambientale.
Perché ciò accade?
Mentre la prevenzione ai rischi relativi alla sicurezza sui luoghi di lavoro diventa un obbligo per tutte le imprese a partire dalla metà degli anni 90, questo medesimo obbligo riferito alla prevenzione ai rischi ambientali non viene mai normato, lasciando libera sostanzialmente l’impresa di concentrarsi solo sui rischi tipici di impresa, economici e di mercato, senza la necessaria attenzione e consapevolezza al rischio ambientale. Insomma, una inconsapevole e incosciente esposizione al rischio ambientale nasce proprio dal fatto che la prevenzione ambientale aziendale non è mai diventata obbligatoria. E’ solo una scelta. E se non v’è consapevolezza dei rischi e delle opportunità insite in questa disciplina, senza alcun obbligo prevenzionale, diventa tutto molto più difficile e “pericoloso”.
Cresce comunque sempre più l’esigenza di creare figure all’interno dell’azienda di livello – definirei – intermedio, seppur atipiche, destinate ad occuparsi – almeno formalmente – al tema ambientale: i responsabili ambientali (o HSE Manager), il più delle volte RSPP mandati allo sbaraglio con responsabilità e poteri più o meno effettivi, sulla base di mere “investiture” dall’alto. Portatori di “E” (Environment) quasi sempre senza alcuna specifica preparazione e consapevolezza delle effettive responsabilità. E così di fatto queste figure non rappresentano alcuna reale barriera alle responsabilità ambientali dei vertici dell’azienda!
E’ altresì vero che oltre 20 anni fa nascono anche due importantissimi istituti relativi alla governance aziendale, paralleli alla disciplina della sicurezza sul lavoro, che solo nel tempo assumeranno valore anche nel campo ambientale: il D.Lvo 231 e la delega di funzioni . Ma sono utilizzate poco, male e superficialmente, esponendo la stessa azienda a rischi sanzionatori non sempre conosciuti. Ed un Modello Organizzativo ed una Delega di funzioni insufficienti sono non solo inutili, ma anche dannosi.
I rischi ambientali tipici di un’impresa – anche reputazionali - sono dunque diventati ormai un tassello fondamentale del risk management aziendale. Identificarli, analizzarli, gestirli, ridurli o eliderli laddove possibile, è la vera mission di un vero ed efficace risk manager, questa nuova figura professionale entrata a far parte delle grandi aziende. La necessità di integrarli nel proprio Enterprise Risk Model (ERM) deve diventare una prerogativa indispensabile per poter considerare anche i nuovi rischi ambientali, ossia quelli climatici (sia fisici sia finanziari), rischi nuovi che però hanno un elevato impatto sul business di una grande società.
Gestire i rischi rappresenta dunque una delle attività base per garantire una valida ed efficace governance ambientale non solo per poter ridurre i costi delle polizze assicurative per il danno ambientale ma anche per iniziare a considerare il Rischio in termini di opportunità e gestirlo come tale nell’ottica di rendere il proprio business sempre più resiliente alle sfide del futuro.
E un risk manager che non inserisce la prevenzione ai rischi ambientali nei suoi compiti ed obiettivi è un risk manager insufficiente, se non inutile!
Ma oltre i rischi ci sono anche le opportunità. E non coglierle significa non essere in grado di rispondere alle sfide del mercato e dei nostri competitor.
In questi ultimi anni, anche perché abbagliati dalle enormi risorse del PNRR e dalla necessità di accedere a finanziamenti “green”, o per soddisfare le esigenze di stakeholders e di un mercato sempre più attento e sensibile al tema della sostenibilità ambientale, gli imprenditori cominciano finalmente a prendere dimestichezza con un nuovo acronimo sempre più utilizzato, spesso a sproposito: ESG (Environmental, Social, Governance). Bene! Ma di quale “E” effettiva e dimostrabile stiamo parlando per non cadere nel greenwashing ed in conseguenti pericolosissimi rischi reputazionali?
Dunque l’ambiente ora è necessariamente un imprescindibile fattore strategico di sviluppo , che si deve inserire volente o nolente nell’ambito del tipico concetto di Governance aziendale modulato nelle sue tipiche 4 aree: Amministrazione (dialogo tra soci e direzione); Organizzazione (ruoli, deleghe, responsabilità, modelli di gestione); Gestione del rischio (identificazione, analisi e mitigazione dei rischi); Comunicazione con gli stakeholder (interni ed esterni).
Ecco, la Governance Ambientale Aziendale quando viene adeguatamente, efficacemente, effettivamente applicata in tutte le sue fasi, compresa ovviamente la sostenibilità applicata, effettiva e dimostrabile, diventa uno strumento davvero indispensabile per una azienda che voglia rafforzarsi e crescere con una visione e con un futuro, ma ovviamente solo con un elevato livello di consapevolezza e competenza.
Impresa e ambiente devono coesistere per avere entrambe un futuro con un futuro e per contribuire ad un futuro realmente sostenibile, ma solo attraverso un effettivo, autorevole, dimostrabile percorso di Compliance, Competenze, Consapevolezza.
Altra strada non c’è.