Capo
2ˆ cl. Nocchiere di Porto
Titolare
della Sezione Staccata Rio Martino Latina
dell'Ufficio
Circondariale Marittimo di Anzio
Una
definizione di "inquinamento idrico" ci viene data dal Decreto L.vo 15
Maggio 1999 n. 152 che così lo inquadra ", Lo
scarico effettuato direttamente o indirettamente dall'uomo nell'ambiente idrico
di sostanze o di energia le cui conseguenze siano tali da mettere in pericolo la
salute umana, nuocere alle risorse viventi e al sistema ecologico idrico,
compromettere le attrattive o ostacolare altri usi legittimi delle acque".
Tale concetto appare estremamente rilevante sia perché fornisce una definizione
giuridica ufficiale di quel fenomeno complesso che è rappresentato
dall'inquinamento in senso stretto, sia perché il nuovo decreto si propone
totalmente diverso dalla pregressa disciplina (c.d. Legge Merli) che tendeva a
essere esclusivamente una norma che non proibiva l'inquinamento ma lo
regolamentava a livello meramente formale.
Numerose
sono le sostanze inquinanti che vengono versate in mare, ma possono essere
facilmente riunite in un numero relativamente ristretto di categorie principali.
1.
Gli scarichi urbani, che vengono riversati in mare sia direttamente
attraverso lo sbocco in mare di fognature, sia attraverso i corsi d'acqua, che
contengono, ovviamente, i prodotti organici del metabolismo umano, detersivi,
agenti patogeni ed altre sostanze. Anni addietro si è molto discusso, e si
continua ancora oggi, degli effetti deleteri dell'eutrofizzazione che significa,
più o meno, "buon nutrimento". I sali del fosforo e dell'azoto,
presenti in questi rifiuti, svolgono una vera e propria fertilizzazione del
corpo idrico che li riceve, con conseguente proliferazione delle alghe. La
degradazione di queste ultime comporta un elevato consumo d'ossigeno che, specie
in zone antistanti i grandi centri urbani o a scarso ricambio d'acqua, determina
la scomparsa o la morte di molti
organismi. Come già ricordato i rifiuti urbani contengono anche microrganismi
patogeni (salmonella del tifo, vibrione colerico, ecc.) ben più dannosi per la
salute umana. La loro pericolosità è vieppiù evidenziata quando, in vicinanza
di grandi centri abitati, vengono esercitate attività di pesca o di
acquacultura o allevamenti di molluschi; si ricorda, in quest'ultimo caso, che i
mitili filtrano l'acqua per trattenere le particelle alimentari, accumulando
all'interno i citati microrganismi costituendo così fonte di pericolo per la
diffusione di malattie. A tal proposito si rammenta che un'apposita normativa
prevede periodi di stabulazione (depurazione) prima della commercializzazione di
questi prodotti.
2.
I sali nutrienti, responsabili dell'eutrofizzazione delle acque
provengono anche, e in maniera massiccia, dai terreni agricoli, in cui vengono
usati come fertilizzanti e l'effetto è quello, già menzionato, di un enorme
sviluppo di flora algale e microalgale. Situazione del genere si è verificata,
anni addietro, nell'alto Adriatico a causa delle ingenti quantità di nutrienti
provenienti dalle coltivazioni padane e dal ridotto e lento ricambio idrico di
questo bacino.
3.
L'inquinamento da petrolio (o suoi derivati) costituisce un'importante
fonte di degrado, in quanto composto da una miscela di molte sostanze, ognuna
delle quali è caratterizzata da determinate azioni nocive sugli organismi.
Diverse sono le fonti di quest'inquinamento ma sicuramente le più rilevanti, in
termini quantitativi, sono lo sversamento accidentale di prodotto petrolifero in
mare (si ricordi il recente incidente della Nave "Erika" nel tratto di
mare antistante le coste della Bretagna in Francia),e il lavaggio delle cisterne
da parte delle stesse navi. L'effetto macroscopico più evidente di questi
versamenti è quello di galleggiare sulla superficie del mare, rappresentando un
pericolo per uova e larve di pesci oltre ad altre specie di animali in
particolare uccelli. Lo strato oleoso galleggiante viene sottoposto in natura ad
una serie di processi chimici, fisici e biologici, che lo inducono ad una sorta
di lenta degradazione e separazione dei suoi componenti, i quali evaporano, si
sciolgono o si sedimentano, oppure vengono decomposti da luce e batteri.
Occasionalmente per eliminare questo tipo di inquinamento vengono usati dei
solventi, sostanze molto pericolose che, reagendo con il prodotto del petrolio,
si depositano sui fondali marini con grave danno per i fondali stessi e
per gli organismi.
4.
Ulteriore fonte di inquinamento, limitatamente alle zone costiere, sono
gli scarichi indiscriminati di terreno e materiali lungo il litorale, ed i
ripascimenti effettuati con materiale inadatto, responsabili in primo luogo
dell'alterazione della trasparenza delle acque. Attualmente tale attività è
disciplinata da apposito Decreto del Ministero dell'Ambiente del 24 Gennaio
1996, il quale prescrive una serie
di analisi da effettuarsi sul materiale da riporto al fine di verificare, ed
accertare, la compatibilità col materiale di cui è formato il tratto di
litorale oggetto di ripascimento.
L'ecosistema
più colpito da questo tipo di intervento sono sicuramente le praterie sommerse
di Posidonia, le quali rappresentano un patrimonio da salvare, non soltanto per
motivi naturalistici, ma soprattutto per gli insostituibili benefici da esse
apportati; infatti costituiscono una vera e propria oasi di vita sul fondo del
mare, offrendo rifugio e cibo a molti pesci pregiati allo stadio giovanile.
5.
Un'altra fonte di contaminazione dei fondali è evidente trovandosi a
bordo di un peschereccio che effettua pesca a strascico sulle rotte di inteso
traffico marittimo: in tal caso la rete porta in superficie i più disparati
rifiuti umani, come barattoli di vernice, fusti di oli minerali, ogni genere di
elettrodomestico, sedie, resti di autovetture, pneumatici, ecc. Il pesce
deteriorato dall'azione meccanica di tali rifiuti (ferite, lacerazioni, ecc.)
deve essere rigettato in mare in quanto non commestibile.
A
questi tipi di inquinamento ne vanno aggiunti altri che, per loro natura, o
coinvolgono una ristretta area geografica o producono un'alterazione ambientale
tale che lo stesso corpo idrico riesce a autodepurare;
a semplice titolo indicativo si può citare l'inquinamento da metalli pesanti
come il mercurio, il piombo o il
cromo, limitato, per esempio, nel tratto costiero ricadente all'interno della
provincia di Grosseto, ricco, per natura, di mercurio ma, al momento, con
concentrazioni tali da non destare preoccupazioni per l'alimentazione e la
salute dell'uomo; oppure il versamento in mare di acque di raffreddamento
utilizzate da centrali termoelettriche o da complessi industriali. Queste acque,
caratterizzate da una temperatura leggermente superiore rispetto
a quelle esterne, vengono immediatamente miscelate e, a breve distanza
dallo sbocco, ritornano ad una temperatura normale.
Sulla
base di quanto si è fin ora detto è possibile mettere in risalto una discreta
capacità di autodepurazione dell'ambiente marino; si è visto anche, però,
come in alcune zone costiere, caratterizzate da intense attività umane e da
scarsa circolazione delle acque, tale capacità sia insufficiente; perciò si
assiste ad un accumulo degli inquinanti in acqua il quale, in assenza di
adeguati interventi, potrebbe essere in un prossimo futuro fonte di
preoccupazione.
Per
l'Italia, paese proteso nel Mediterraneo con circa 8000 Km di coste, il mare
rappresenta senza ombra di dubbio, uno degli aspetti più importanti
dell'industria turistica, ma tale uso non deve però avvenire in maniera
indiscriminata o entrare in conflitto con la tutela ambientale o l'attività
peschereccia, alterando in maniera irreparabile gli ambienti e gli ecosistemi
marini o provocando l'allontanamento o la scomparsa degli stock ittici dalla
zone abituali di pesca.
Per
comprendere fino in fondo tutto quello che ci circonda e salvaguardare l'uomo e
l'ambiente, non basta, però, conoscere solo gli aspetti ecologici, ma è
l'insieme che va approfondito e studiato con un generale "pensiero
ecologico", tenendo sempre presente che la natura siamo anche noi ed ad
essa siamo imprescindibilmente legati a "doppio filo". Tuttavia, per
poter arrivare a tutto questo, è necessaria una radicale rivoluzione,
soprattutto culturale, forse appena iniziata.