LE PRINCIPALI FONTI DI INQUINAMENTO PER L'AMBIENTE MARINO   di Cristiano SARGENTONI LE PRINCIPALI FONTI DI INQUINAMENTO

Capo 2ˆ cl. Nocchiere di Porto

Titolare della Sezione Staccata Rio Martino Latina

dell'Ufficio Circondariale Marittimo di Anzio

  Il mutamento ambientale, ed in particolare dell'ecosistema marino e delle sue risorse, è una diretta conseguenza dell'incremento demografico, dell'industrializzazione e dello sfruttamento, sempre maggiore, delle coste a fini turistici, che hanno provocato, l'immissione negli oceani di un'enorme quantità di rifiuti. Un così consistente apporto delle più disparate sostanze chimiche, e non solo, crea attualmente innumerevoli problemi per quanto concerne la loro eliminazione. Spesso il potere di autodepurazione delle acque, pur elevato, non basta infatti alla neutralizzazione di queste sostanze inquinanti.

Una definizione di "inquinamento idrico" ci viene data dal Decreto L.vo 15 Maggio 1999 n. 152 che così lo inquadra ", Lo scarico effettuato direttamente o indirettamente dall'uomo nell'ambiente idrico di sostanze o di energia le cui conseguenze siano tali da mettere in pericolo la salute umana, nuocere alle risorse viventi e al sistema ecologico idrico, compromettere le attrattive o ostacolare altri usi legittimi delle acque". Tale concetto appare estremamente rilevante sia perché fornisce una definizione giuridica ufficiale di quel fenomeno complesso che è rappresentato dall'inquinamento in senso stretto, sia perché il nuovo decreto si propone totalmente diverso dalla pregressa disciplina (c.d. Legge Merli) che tendeva a essere esclusivamente una norma che non proibiva l'inquinamento ma lo regolamentava a livello meramente formale.

Numerose sono le sostanze inquinanti che vengono versate in mare, ma possono essere facilmente riunite in un numero relativamente ristretto di categorie principali.

1.      Gli scarichi urbani, che vengono riversati in mare sia direttamente attraverso lo sbocco in mare di fognature, sia attraverso i corsi d'acqua, che contengono, ovviamente, i prodotti organici del metabolismo umano, detersivi, agenti patogeni ed altre sostanze. Anni addietro si è molto discusso, e si continua ancora oggi, degli effetti deleteri dell'eutrofizzazione che significa, più o meno, "buon nutrimento". I sali del fosforo e dell'azoto, presenti in questi rifiuti, svolgono una vera e propria fertilizzazione del corpo idrico che li riceve, con conseguente proliferazione delle alghe. La degradazione di queste ultime comporta un elevato consumo d'ossigeno che, specie in zone antistanti i grandi centri urbani o a scarso ricambio d'acqua, determina la scomparsa o  la morte di molti organismi. Come già ricordato i rifiuti urbani contengono anche microrganismi patogeni (salmonella del tifo, vibrione colerico, ecc.) ben più dannosi per la salute umana. La loro pericolosità è vieppiù evidenziata quando, in vicinanza di grandi centri abitati, vengono esercitate attività di pesca o di acquacultura o allevamenti di molluschi; si ricorda, in quest'ultimo caso, che i mitili filtrano l'acqua per trattenere le particelle alimentari, accumulando all'interno i citati microrganismi costituendo così fonte di pericolo per la diffusione di malattie. A tal proposito si rammenta che un'apposita normativa prevede periodi di stabulazione (depurazione) prima della commercializzazione di questi prodotti.

2.      I sali nutrienti, responsabili dell'eutrofizzazione delle acque provengono anche, e in maniera massiccia, dai terreni agricoli, in cui vengono usati come fertilizzanti e l'effetto è quello, già menzionato, di un enorme sviluppo di flora algale e microalgale. Situazione del genere si è verificata, anni addietro, nell'alto Adriatico a causa delle ingenti quantità di nutrienti provenienti dalle coltivazioni padane e dal ridotto e lento ricambio idrico di questo bacino.

3.      L'inquinamento da petrolio (o suoi derivati) costituisce un'importante fonte di degrado, in quanto composto da una miscela di molte sostanze, ognuna delle quali è caratterizzata da determinate azioni nocive sugli organismi. Diverse sono le fonti di quest'inquinamento ma sicuramente le più rilevanti, in termini quantitativi, sono lo sversamento accidentale di prodotto petrolifero in mare (si ricordi il recente incidente della Nave "Erika" nel tratto di mare antistante le coste della Bretagna in Francia),e il lavaggio delle cisterne da parte delle stesse navi. L'effetto macroscopico più evidente di questi versamenti è quello di galleggiare sulla superficie del mare, rappresentando un pericolo per uova e larve di pesci oltre ad altre specie di animali in particolare uccelli. Lo strato oleoso galleggiante viene sottoposto in natura ad una serie di processi chimici, fisici e biologici, che lo inducono ad una sorta di lenta degradazione e separazione dei suoi componenti, i quali evaporano, si sciolgono o si sedimentano, oppure vengono decomposti da luce e batteri. Occasionalmente per eliminare questo tipo di inquinamento vengono usati dei solventi, sostanze molto pericolose che, reagendo con il prodotto del petrolio,  si depositano sui fondali marini con grave danno per i fondali stessi e per gli organismi.

4.      Ulteriore fonte di inquinamento, limitatamente alle zone costiere, sono gli scarichi indiscriminati di terreno e materiali lungo il litorale, ed i ripascimenti effettuati con materiale inadatto, responsabili in primo luogo dell'alterazione della trasparenza delle acque. Attualmente tale attività è disciplinata da apposito Decreto del Ministero dell'Ambiente del 24 Gennaio 1996,  il quale prescrive una serie di analisi da effettuarsi sul materiale da riporto al fine di verificare, ed accertare, la compatibilità col materiale di cui è formato il tratto di litorale oggetto di ripascimento.

L'ecosistema più colpito da questo tipo di intervento sono sicuramente le praterie sommerse di Posidonia, le quali rappresentano un patrimonio da salvare, non soltanto per motivi naturalistici, ma soprattutto per gli insostituibili benefici da esse apportati; infatti costituiscono una vera e propria oasi di vita sul fondo del mare, offrendo rifugio e cibo a molti pesci pregiati allo stadio giovanile.

5.      Un'altra fonte di contaminazione dei fondali è evidente trovandosi a bordo di un peschereccio che effettua pesca a strascico sulle rotte di inteso traffico marittimo: in tal caso la rete porta in superficie i più disparati rifiuti umani, come barattoli di vernice, fusti di oli minerali, ogni genere di elettrodomestico, sedie, resti di autovetture, pneumatici, ecc. Il pesce deteriorato dall'azione meccanica di tali rifiuti (ferite, lacerazioni, ecc.) deve essere rigettato in mare in quanto non commestibile.

A questi tipi di inquinamento ne vanno aggiunti altri che, per loro natura, o coinvolgono una ristretta area geografica o producono un'alterazione ambientale tale che lo stesso corpo idrico riesce a  autodepurare; a semplice titolo indicativo si può citare l'inquinamento da metalli pesanti come il  mercurio, il piombo o il cromo, limitato, per esempio, nel tratto costiero ricadente all'interno della provincia di Grosseto, ricco, per natura, di mercurio ma, al momento, con concentrazioni tali da non destare preoccupazioni per l'alimentazione e la salute dell'uomo; oppure il versamento in mare di acque di raffreddamento utilizzate da centrali termoelettriche o da complessi industriali. Queste acque, caratterizzate da una temperatura leggermente superiore rispetto  a quelle esterne, vengono immediatamente miscelate e, a breve distanza dallo sbocco, ritornano ad una temperatura normale.

Sulla base di quanto si è fin ora detto è possibile mettere in risalto una discreta capacità di autodepurazione dell'ambiente marino; si è visto anche, però, come in alcune zone costiere, caratterizzate da intense attività umane e da scarsa circolazione delle acque, tale capacità sia insufficiente; perciò si assiste ad un accumulo degli inquinanti in acqua il quale, in assenza di adeguati interventi, potrebbe essere in un prossimo futuro fonte di preoccupazione.

Per l'Italia, paese proteso nel Mediterraneo con circa 8000 Km di coste, il mare rappresenta senza ombra di dubbio, uno degli aspetti più importanti dell'industria turistica, ma tale uso non deve però avvenire in maniera indiscriminata o entrare in conflitto con la tutela ambientale o l'attività peschereccia, alterando in maniera irreparabile gli ambienti e gli ecosistemi marini o provocando l'allontanamento o la scomparsa degli stock ittici dalla zone abituali di pesca.

Per comprendere fino in fondo tutto quello che ci circonda e salvaguardare l'uomo e l'ambiente, non basta, però, conoscere solo gli aspetti ecologici, ma è l'insieme che va approfondito e studiato con un generale "pensiero ecologico", tenendo sempre presente che la natura siamo anche noi ed ad essa siamo imprescindibilmente legati a "doppio filo". Tuttavia, per poter arrivare a tutto questo, è necessaria una radicale rivoluzione, soprattutto culturale, forse appena iniziata.