 Cass. Sez. III n. 15500 del 23 aprile 2012 (Ud. 13 apr. 2012)
Cass. Sez. III n. 15500 del 23 aprile 2012 (Ud. 13 apr. 2012)
Pres. Squassoni Est. Lombardi Ric. Botti
Aria. Installazione impianto di verniciatura industriale
La installazione di un impianto di verniciatura industriale con due camini di aspirazione per le emissioni in atmosfera, in una azienda per attività di carrozzeria che non prevedeva tale tipo di lavorazione, costituisce indubbiamente una modificazione sostanziale dello stabilimento soggetta anche essa a preventiva autorizzazione, la cui carenza è punita con la stessa pena di quella prevista per la totale mancanza di autorizzazione.
REPUBBLICA ITALIANA
 IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
 LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
 Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:           Udienza pubblica
 Dott. SQUASSONI Claudia             - Presidente  - del 13/04/2012
 Dott. LOMBARDI  Alfredo Maria  - rel. Consigliere - SENTENZA
 Dott. GENTILE   Mario               - Consigliere - N. 1053
 Dott. AMOROSO   Giovanni            - Consigliere - REGISTRO GENERALE
 Dott. ANDRONIO  Alessandro Maria    - Consigliere - N. 42006/2011
 ha pronunciato la seguente: 
SENTENZA
 sul ricorso proposto da:
 Botti Fausto, nato a Cadeo il 04/12/1947;
 avverso la sentenza in data 15/03/2011 del Tribunale di Piacenza;
 visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
 udita la relazione svolta dal consigliere Alfredo Maria Lombardi;
 udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore  			generale VOLPE Giuseppe, che ha concluso chiedendo il rigetto del  			ricorso;
 udito per l'imputato l'avv. Barbieri Giovanni, che ha concluso  			chiedendo l'accoglimento del ricorso.
 RITENUTO IN FATTO
 1. Con la sentenza impugnata il Tribunale di Piacenza ha affermato la  			colpevolezza di Botti Fausto in ordine al reato di cui al D.Lgs n.  			152 del 2006, art. 269 e art. 279, comma 1, a lui ascritto per avere,  			in qualità di socio della ditta UNICAR di Botti Fausto & C S.n.c.,  			installato un impianto comportante emissioni in atmosfera senza la  			prescritta autorizzazione.
 Il giudice di merito ha accertato la installazione di un impianto di  			verniciatura industriale in un capannone della azienda non munito  			della prescritta autorizzazione ed ha affermato che,  			Indipendentemente dall'effettiva messa in funzione dell'impianto,  			costituisce reato ai sensi del D.Lgs n. 152 del 2006, art. 279, comma  			1, la sua installazione senza che fosse stata richiesta  			l'autorizzazione.
 2. Avverso la sentenza ha proposto ricorso l'imputato, che la  			denuncia per vizi di motivazione e violazione di legge.  			Con il primo mezzo di annullamento il ricorrente denuncia vizi di  			motivazione della sentenza in ordine alla affermazione di  			colpevolezza.
 Si deduce che il giudice di merito ha affermato la colpevolezza  			dell'imputato sulla base di una motivazione contraddittoria,  			essendosi dato atto in sentenza che, secondo le deposizioni assunte,  			l'impianto non era in funzione e non vi erano tracce di vernice. In  			assenza di emissioni in atmosfera non è configurabile il reato di  			cui alla contestazione.
 Con il secondo mezzo di annullamento si denuncia la violazione ed  			errata applicazione dell'art. 521 c.p.p..
 Si deduce che la sentenza ha affermato la colpevolezza del Botti  			per un fatto diverso da quello ascrittogli in imputazione, essendogli  			stato contestato l'esercizio di un impianto comportante emissioni in  			atmosfera mentre è stato condannato per la sua installazione e,  			quindi, per una fattispecie diversa da quella contestata.  			CONSIDERATO IN DIRITTO
 1. Il ricorso non è fondato.
 Il primo motivo di gravame è manifestamente infondato.  			Il ricorrente censura, con argomentazioni in punto di fatto, la  			contestazione relativa all'esercizio dell'impianto producente  			emissioni in atmosfera, mentre l'accertamento contenuto nella  			sentenza impugnata e posto a fondamento della affermazione di  			colpevolezza riguarda la sola installazione del predetto impianto.  			Il secondo motivo di ricorso è infondato.
 A seguito delle modifiche apportate al D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152,  			art. 269 dal D.Lgs. 29 giugno 2010, n. 128, art. 3, comma 3, non è  			più soggetta ad autorizzazione la installazione del singolo impianto  			che produce emissione in atmosfera, bensì la realizzazione dello  			stabilimento nel suo complesso, dovendo intendersi con tale termine  			l'insieme delle attività esercitate nel medesimo luogo mediante uno  			o più impianti o macchinari.
 Sicché la installazione o modificazione del singolo impianto o  			attività nell'ambito dello stabilimento non è di per sè soggetta  			ad autorizzazione (art. 269, comma 1, seconda parte).  			È, però soggetta ad autorizzazione, ai sensi del medesimo articolo,  			la modifica sostanziale dello stabilimento che comporti una  			variazione delle emissioni in atmosfera (art. 269, comma 8 come  			modificato dal D.Lgs. n. 128 del 2010, art. 3, comma 3, lett. i) e,  			quindi, anche la installazione o modificazione di impianti che la  			determini.
 Ai sensi dell'art. 279, comma 1, del medesimo testo unico  			sull'ambiente, come modificato dal citato D.Lgs. n. 128 del 2010,  			art. 3, comma 13, è punito con sanzione penale l'inizio della  			installazione di uno stabilimento ovvero l'esercizio dello stesso  			senza autorizzazione o la prosecuzione dell'attività con  			autorizzazione scaduta, decaduta, sospesa o revocata.  			Ai sensi dell'art. 279, comma 1 è, altresì, soggetta a sanzione  			penale, peraltro aumentata rispetto alla originaria formulazione  			della norma, la realizzazione di una modifica sostanziale dello  			stabilimento senza la prescritta autorizzazione, mentre se si tratta  			di modifica non sostanziale la violazione è soggetta a sanzione  			amministrativa.
 Orbene, la installazione di un impianto di verniciatura industriale  			con due camini di aspirazione per le emissioni in atmosfera, secondo  			quanto è stato accertato dal giudice di merito, in una azienda per  			attività di carrozzeria che non prevedeva tale tipo di lavorazione,  			costituisce indubbiamente una modificazione sostanziale dello  			stabilimento soggetta anche essa a preventiva autorizzazione, la cui  			carenza è punita con la stessa pena di quella prevista per la totale  			mancanza di autorizzazione.
 Sicché correttamente la sentenza impugnata ha affermato la  			colpevolezza dell'imputato per il fatto ascrittogli con le  			precisazioni in punto di diritto che precedono.
 Nè, peraltro, nel caso in esame è configurabile la violazione  			dell'art. 521 c.p.p., essendo stato posto in grado il Botti di  			esercitare il diritto di difesa in relazione al fatto di cui  			all'affermazione di colpevolezza (cfr. sez. 4, 15/01/2007 n. 10103,  			Granata ed altri, RV 236099; sez. 2, 16/10/2007 n. 45993, Cuccia e  			altri, RV 239320), tenuto conto della imputazione in punto di fatto,  			che pur riferendosi ad una fase successiva a quella della  			installazione di un nuovo impianto necessariamente la presuppone, e  			considerato che la imputazione in sede penale è stata preceduta  			dagli accertamenti e dalle contestazioni dei tecnici dell'ARPA presso  			l'azienda.
 Il ricorso, pertanto, deve essere rigettato con le conseguenze di  			legge.
 P.Q.M.
 Rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese  			processuali.
 Così deciso in Roma, il 13 aprile 2012.
 Depositato in Cancelleria il 23 aprile 2012
 
                    




