Questo mese parliamo della civiltà dei greci. Non è una lezione di storia ma una constatazione.
Ogni estate, quando vedo il nostro inquinatissimo mare e gli immondi carnai spacciati per spiagge esclusive, rifletto sulla superficialità con la quale in Italia viene amministrato l’immenso patrimonio naturale.
Non solo lo distruggiamo, ma diamo al nostro paese una patente di civiltà che da tempo non ha più.
Siamo i più condannati d’Europa ma continuiamo a guardare con sufficienza altri paesi, come appunto la Grecia, molto più coscienziosi di noi.
Un esempio. Nella “mia” isoletta di 200 abitanti, dove ogni tanto vado a cercare il mare pulito, anche il vecchio Costa, un pescatore che ci porta con la sua barca di legno nelle spiagge più lontane, espone un cartello, scritto a mano con incerta grafia, nel quale rammenta ai passeggeri il divieto di gettare immondizie in mare citando la convenzione internazionale MARPOL che, in Italia, è spesso sconosciuta o comunque ignorata anche dai capitani di lungo corso.
Niente a che vedere, quindi, con i “pescatori” nostrani che portano a caro prezzo orde di turisti a visitare grotte affumicate dai gas di scarico dei fuoribordo navigando sulle chiazze d’olio lasciate dalle barche appena uscite.
Anni fa segnalai al consolato greco, con poche speranze e solo per scrupolo, l’abitudine di alcuni incivili di accendere fuochi per cucinare su un’altra spiaggia dell’isola, dove erano presenti modesti resti archeologici.
Non solo venni invitato presso il consolato e ricevuto dal cortesissimo diplomatico che mi ringraziò per la segnalazione, ma l’anno successivo trovai la spiaggia completamente ripulita e dotata di cartelli in più lingue che, premesse alcune informazioni di carattere storico, invitavano al rispetto dei luoghi.
In Italia una cosa del genere sarebbe stata qualificata, nella migliore delle ipotesi, come manifestazione di insensibilità alle esigenze di sviluppo turistico del territorio.

Luca RAMACCI