Urbanistica, materia contesa tra Stato e Regioni
di Carlo Pagliai
L'attuale ordinamento giuridico italiano in materia di urbanistica e Governo del Territorio è fin troppo spesso oggetto di contesa tra stato e regioni.
Il campo di battaglia ha un preciso nome, e nelle regioni a statuto ordinario si chiama “legislazione concorrente”.
Chiaramente alle regioni a statuto speciale non va decisamente meglio, tenuto conto che l'eventuale disallineamento dei loro testi regionali da quelli statali tende piuttosto a isolarli in termini di prassi applicative e di Giurisprudenza da quanto avviene sul restante territorio nazionale.
A partire dal 2001 il titolo V della Costituzione è stato stravolto e, in materia di governo del territorio, nelle regioni a statuto ordinario vige uno specifico regime amministrativo che ricalca i principi previsti a livello nazionale, integrati e personalizzati regione per regione, sulla base dei rispettivi provvedimenti.
Nello stesso anno fu pure emanato il nuovo testo unico in materia edilizia DPR 380/2001, il quale provvide a incorporare buona parte dei provvedimenti in materia edilizia, in modo da consentirne una lettura complessiva, senza tuttavia inglobare l'allora Testo Unico del codice dei beni culturali e ambientali D.Lgs 490/99.
Da allora sono incrementate moltissimo le sentenze e impugnazioni in sede costituzionale relativamente a leggi regionali in materia di urbanistica e Governo del Territorio.
I principali oggetti di contestazione riguardano il contrasto con i principi statuiti a livello nazionale nel testo unico.
Facendo un piccolo esempio, ricorre spesso il caso in cui una regione tenti di semplificare una procedura amministrativa, anche con effettivo buon senso e volontà, di agevolare il cittadino, purtroppo ponendosi in contrasto con i principi nazionali: il caso frequente ha riguardato alcune semplificazioni dedicate alle procedure di autorizzazione e deposito pratiche strutturali e antisismiche presso i rispettivi uffici tecnici regionali (tra le quali Consulta n. 60/2017, depositata i 24 marzo 2017)
Un'altra serie di impugnative costituzionali riguarda i relativi provvedimenti regionali inerenti il Piano Casa, oppure altre procedure di semplificazione urbanistica con effetti retroattivi.
Un altro caso riguardante le frequenti impugnative avviate dal governo nei confronti di alcune legislazioni regionali riguarda il principio incoercibile della doppia conformità in sede di sanatoria edilizia ordinaria, per il quale nonostante gli sforzi perpetrati da alcuni legislatori regionali, questo tipo di contrasto si conclude a favore del legislatore nazionale e il suo sacrosanto principio di doppia conformità introdotto fin dal 1985 (tra le tante, quella impugnata e in corso di trattazione alla Consulta tra Governo e L.R. Sicilia n. 16/2016).
Si tratta di un caso eclatante e rumoroso, e riguarda il “recepimento dinamico” effettuato dalla Regione Sicilia lo scorso agosto 2016, per il quale fu prontamente proposta dal governo un’azione impugnativa verso essa.
E’ ben noto che le regioni a statuto speciale abbiano particolari agevolazioni e regimi differenziati da quelle a statuto ordinario, specificando che esse possono legiferare la materia del governo del territorio, comunque entro i limiti statutari previsti; non conoscendo i relativi statuti, esulo da commentare oltre.
Pur non volendo entrare in merito in maniera puntuale sui diversi provvedimenti, su cui ci sarebbe da scrivere un trattato, è tuttavia lecito osservare che esiste una effettiva sete di semplificazione e chiarimento applicativo della intricata matassa denominata “ urbanistica e Governo del Territorio”.
Certo è che la materia urbanistica, avendo effetti di natura permanente sul territorio, merita di avere una legislazione chiara e uniforme in tutto il territorio nazionale.
La scelta pseudo-federalista del 2001 è stata pressoché fallimentare sotto diversi aspetti, ingenerando maggiore confusione e disuniformità tra le 15 regioni a statuto ordinario.
Mentre il mondo stava iniziando ad accelerare in direzione della globalizzazione, qui si adottava un modello anomalo, che mischiava un regime di “preunità d’Italia” con uno nazionale.
Se il modello di ispirazione era quello dei Länder tedeschi, direi che il bersaglio è stato mancato in pieno.
Piuttosto era preferibile un affidamento in legislazione esclusiva della materia del governo del territorio, quantomeno in via sperimentale per 15 anni avremmo potuto vedere i benefici di una delega estensiva e plenipotenziaria alle Regioni.
Tra l'altro, ritengo che sarebbe giunta l’ora di avere un ministero con maggior potere di legiferazione in materia di urbanistica, antisismica e paesaggistica, le treprincipali matrici che caratterizzano il governo del territorio in Italia, e anche le tre principali criticità, passatemi il termine.
Sarebbe infatti utile che questo ministero, possibilmente quello dell'ambiente e del territorio, avesse anche pieni poteri di esprimere interpretazioni autentiche sulle norme, o addirittura di modificarle senza dover procedere dalla discussione parlamentare.
Chiaramente non intendo sostenere che questo ministero possa avere carta bianca e licenza di uccidere (urbanisticamente parlando) piuttosto sostengo che una delega estensiva proveniente dal Parlamento potrebbe effettivamente semplificare le attività edilizie e urbanistiche.
Ovviamente, tutto ciò attraverso l’eliminazione della legislazione concorrente che attualmente vige nelle regioni a statuto ordinario; e già che ci siamo, sarebbe giunto il momento di eliminare lo statuto Speciale alle Regioni meno virtuose e problematiche; ci siamo capiti di quale stiamo parlando.
Purtroppo questo tipo di nuovo impianto non sarebbe sufficiente a risolvere i decennali problemi e i mali dell'urbanistica italiana: non basta infatti avere un buon modello legislativo per risolvere tutto ciò, occorre che la classe politica, la popolazione e i professionisti tecnici, inizino ad assumere un atteggiamento più rispettoso delle leggi e regole.
Si può avere la migliore normativa edilizia mondiale, ma se il popolo non è educato al rispetto della legalità, servirà a ben poco. Non per nulla ci sono stati tre condoni edilizi ma il fenomeno dell'abusivismo non solo non è stato risolto, ma continua ad accelerare i ritmi di crescita in un territorio che si sta rivelando ogni anno sempre più fragile, pericoloso è insufficiente.
E tutto questo senza fare i conti con gli effettivi i cambiamenti climatici già in atto.
Per questo, ben venga una riforma costituzionale che ridisegni le competenze e la legislazione urbanistica e del governo del territorio; tuttavia è necessaria una contestuale rieducazione alla cultura della legalità.
Roba detta e ridetta, ovviamente, non sono certo il primo a fare questo tipo di affermazione.
Mi permetto solo di ribadirla in salsa urbanistica.