I ferri (spuntati) del mestiere
di Luca RAMACCI
pubblicato sulla rubrica Ecolex de La Nuova Ecologia febbraio 2006
Disposizioni di legge di recente approvazione, delle quali si è a lungo
parlato sulla stampa quotidiana, hanno portato novità rilevanti anche in campo
ambientale.
In trepida attesa che il legislatore, sempre scarsamente reattivo quando occorre
tutelare efficacemente l’ecosistema, si decida ad inserire nel codice penale i
delitti contro l’ambiente, cerchiamo di fare quello che possiamo utilizzando i
ferri (spuntati) del mestiere che la legislazione penale ci offre.
Si tratta, come tutti sanno, di reati per lo più di natura contravvenzionale,
soggetti ad una rapida prescrizione.
Si insegna agli studenti che la prescrizione esiste perché si ritiene che il
passare del tempo attenui l’interesse dello Stato a perseguire un reato o ad
eseguire una pena.
Si tratta, in sostanza, della traduzione in “legalese” del testo di una nota
canzone: “…chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scordiamoci il passato…”
In realtà la prescrizione è una meta ambita da quanti, consci del fatto che il
processo è diventato ormai una corsa ad ostacoli, la utilizzano come mezzo per
garantirsi l’impunità.
Lo sanno bene gli ecofurbi che sfruttano abilmente i brevi termini stabiliti per
questi reati (al massimo tre anni, quando la pena è soltanto pecuniaria o
quattro anni e mezzo quando è prevista anche la pena detentiva).
Qualcuno ha osservato che ora si è rimediato all’inconveniente, con la legge
nota come “ex-Cirielli” o “salvapreviti”, allungando i tempi massimi di
prescrizione, per tutte le contravvenzioni, a cinque anni.
E’ poca cosa, ma qualche mese di respiro in più è sempre utile. Ma c’e’
l’inghippo, anche se probabilmente non voluto.
Il “pacchetto Pisanu”, per recuperare risorse da utilizzare nella lotta al
terrorismo, ha infatti modificato al norma che consentiva al P.M. di utilizzare
la polizia giudiziaria per le notificazioni.
Si potrebbe obiettare che, normalmente, i NOE la Forestale e le polizie locali
poco hanno a che fare con i terroristi, ma ciò che merita maggiore attenzione è
che l’obbligo di utilizzare l’ufficiale giudiziario per le notifiche (che poi,
alla fine, vengono effettuate quasi tutte per posta) sta di fatto rallentando
notevolmente le attività delle Procure. I tempi sono lunghissimi e spesso le
notificazioni non vanno a buon fine e bisogna ripeterle.
Gioiscono gli inquinatori che vedono ritardati i loro processi, mentre io
comincio a trovare qualche difficoltà nello spiegare a chi lavora con me che
vale ancora la pena non arrendersi e trovare il modo di tirare avanti.
Luca RAMACCI