Legambiente
Dossier: Mal’Aria di Città e PM10
“Istruzioni per l'uso”
Blocchi del traffico, targhe alterne, domeniche a piedi sono solo
alcuni dei molteplici rimedi che si stanno attuando per affrontare il
problema dell'inquinamento dell'aria in città. L'unica cosa
certa fino ad oggi è che il problema è tutt'altro
che risolto visto che i valori di concentrazione limite stabiliti dalla
legge continuano ad essere superati e ad oggi non si intravedono
segnali di miglioramento della situazione.
Il trasporto stradale continua ad essere una delle fonti principali
dell'inquinamento atmosferico nel nostro Paese, contribuendo, stando ai
dati sul 2004 della banca dati europea Corinair, per il 59% circa del
monossido di carbonio (CO) totale emesso, per il 46% degli ossidi di
azoto (NOx) , 33% per i composti organici volatili (COV) e per il 31%
del PM10. Se negli anni il miglioramento ambientale dei veicoli e dei
carburanti ha permesso di ridurre notevolmente le emissioni di alcuni
inquinanti, come CO e SOx, l'impressionante numero di veicoli in
circolazione nel nostro Paese (oltre 58 vetture ogni 100 italiani,
contro un media europea di quasi 49) ha al tempo stesso aggravato la
situazione per altre sostanze emesse in atmosfera. Ad esempio negli
ultimi 10 anni le emissioni di CO2 da trasporto stradale sono aumentate
del 18%, contribuendo nel 2004 al poco più del 22% del
totale nazionale di emissione del principale gas serra.
Entrando nel dettaglio dei dati sulle principali città
italiane, secondo il rapporto "Ecosistema urbano 2007" di Legambiente e
Istituto Ambiente Italia, nell'anno 2005 il monitoraggio
dell'inquinamento atmosferico è stato effettuato in 91
capoluoghi di provincia su 103. Nonostante la rete di monitoraggio, nel
corso del tempo, si sia indubbiamente consolidata, ci sono ancora delle
eccezioni incomprensibili come Catanzaro, Isernia e Trapani che non
hanno nemmeno una centralina. O come Campobasso, L'Aquila, Macerata e
Vibo Valentia dove i campionamenti sono effettuati solo tramite una
centralina mobile. E, come se non bastasse, delle 436 centraline totali
(fisse e mobili) presenti nei capoluoghi italiani, circa un terzo non
ha funzionato secondo le modalità previste dalla legge.
Dai dati raccolti attraverso la rete di monitoraggio emerge un quadro
della qualità dell'aria nei 103 capoluoghi di provincia
tutt'altro che rassicurante. Sono 43 i capoluoghi che in almeno una
centralina hanno misurato un valore medio annuo di ossidi di azoto
(NOx) superiore al limite previsto per il 2005 e salgono a 60 se si
considera il valore obiettivo da raggiungere nel 2010. I valori massimi
sono stati registrati a Pescara (90 µg/mc, contro un limite
di 50) e Torino (84 µg/mc), il migliore a Potenza con 8
µg/mc.
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