Visto l'avvicinarsi dell'evento e considerata la latitanza dei media sull’argomento, voglio, con la presente informativa, far luce sui due quesiti referendari improntati sulla "privatizzazione dell’acqua" (argomento a me assai caro) chiarendo, innanzitutto, che quando si parla di “privatizzazione dell’acqua”, ci si riferisce esclusivamente alla gestione delle reti in quanto le fonti, come sappiamo, sono e rimangono di proprietà pubblica.
Detto ciò,
il primo quesito referendario, si propone l'abrogazione dell'articolo 23 della Legge n. 133/2008, il cosiddetto decreto Ronchi, relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica.
L’attuale normativa, approvata dal Governo, stabilisce come modalità ordinarie di gestione del servizio idrico, l'affidamento a soggetti privati attraverso gara o l'affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all'interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%. Le società interamente a capitale pubblico cesseranno improrogabilmente entro il dicembre 2011: dovranno trasformarsi in società miste con almeno un 40% di proprietà privata.
Insomma, abrogare, con un SI, il 12 ed il 13 giugno p.v., l'articolo 23 significa fermare la definitiva consegna al mercato dei servizi idrici. Voglio ricordare che lì dove il servizio idrico è stato dato in concessione ai privati le tariffe sono aumentate oltre il 60 % (F. WWF).
Il secondo quesito referendario, si propone, invece, l'abrogazione dell'articolo 154 del Decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i., limitatamente al primo comma, che dispone che la tariffa per il servizio idrico sia determinata tenendo conto "dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito".
In altre parole abrogando, con un SI, il 12 e 13 giugno p.v., si cancella la possibilità, concessa al Gestore del servizio idrico, di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta un 7 % a remunerazione del capitale investito, senza vincolare ciò a una logica di reinvestimento di questi profitti per il miglioramento qualitativo del servizio. Anche su tale punto voglio ricordare che nei casi in cui il servizio idrico è stato dato in concessione ai privati, gli investimenti sulle reti (soprattutto per il controllo delle perdite), sono diminuiti oltre il 65 % (F. WWF).
Ciò che più preoccupa, però, sono anche altre conseguenze della gestione privatistica che, lì dove è stata operata, ha portato ad una diminuzione delle manutenzioni e, soprattutto, dei controlli sulla risorsa, con una inevitabile compromissione della quantità e della qualità dell’acqua sia come risorsa naturale sia come bene di consumo alimentare umano.
Un saluto caro a TUTTI/E
ACQUA: QUESITI REFERENDARI DEL 12 E 13 GIUGNO 2011
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ACQUA: QUESITI REFERENDARI DEL 12 E 13 GIUGNO 2011
Luigi FANIZZI
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Re: ACQUA: QUESITI REFERENDARI DEL 12 E 13 GIUGNO 2011
E sia! Parliamone allora, ma facciamolo in termini di diritto.
In primo luogo, perdonami la precisazione, so che nel tuo caso è semplicemente un refuso, le leggi le approva il parlamento e non il governo, mi pare che ultimamente a tal proposito, (mi riferisco alla situazione generale del Paese e non al caso specifico, sulla preparazione di eco non ho dubbi), ci sia un po' di confusione in materia Costituzionale... addirittura ci sono senatori (con la s minuscola) che propongono la revisione costituzionale dell' art 1 per sancire e ribadire la centralità del ruolo del parlamento...per favore, leggetela, o meglio, studiatela tutta la Costituzione Italiana, la centralità del ruolo del parlamento è il principio cardine del nostro sistema, non importa ribadire proprio un bel niente!
Tornando sul tema: il contestato articolo, purtroppo per noi, non è un'invenzione del governo ma discende da una serie di requisiti che sono richiesti in ambito Europeo (quindi sovranazionale) e che la giurisprudenza europea ha ben definito: La Corte di giustizia Europea ha chiarito che ai fini dell’individuazione di pubblica amministrazione fa fede l’attribuzioni di pubblici poteri.
Imprese pubbliche sono quelle in cui pubblici poteri possono esercitare direttamente o indirettamente un influenza dominante, per ragioni di proprietà, partecipazione finanziaria, o della normativa che le disciplina.
Spesso l’amm.ne per poter soddisfare esigenze collettive deve ricercare nel mercato contraenti per la realizzazione di beni opere o servizi, l’elevato tasso di politicità, l’assenza di rischio economico, la possibilità di condizionamenti fanno sì che l’ amm.ne sia un soggetto pericoloso ai fini di una corretta concorrenza nei mercati.
Le regole di concorrenza sono quindi create artificialmente, in virtù dell’imposizione di una serie di regole quali: la non discriminazione; l’indizione di gare; le procedure concorsuali.
(sintesi da Diritto Amministrativo E. Casetta)
In sostanza e in due parole, in base al diritto e giurisprudenza comunitaria l’affidamento in house costituisce un’eccezione alle regole che prevedono sempre in ogni caso la previa gara per la scelta del socio privato.
Detto questo, la mia domanda (di diritto, non politica) è: nel caso vinca il sì (come anche io auspico e condivido - se posso dirlo -) come la mettiamo con il diritto e la giurisprudenza europea? Avrà l'Italia la forza giuridica di potersi opporre alle limitazioni di sovranità sancite in condizioni di parità con gli altri Stati dell' Unione?
In termini di coscienza morale, caro eco, siamo d'accordo: ma in termini di diritto una soluzione al problema "morale" francamente non la vedo, a meno che non si torni indietro di qualche passo e si nazionalizzi ciò che per criteri di economicità efficacia ed efficienza è stato precedentemente privatizzato. (leggasi nel caso gestione dei SII)
In primo luogo, perdonami la precisazione, so che nel tuo caso è semplicemente un refuso, le leggi le approva il parlamento e non il governo, mi pare che ultimamente a tal proposito, (mi riferisco alla situazione generale del Paese e non al caso specifico, sulla preparazione di eco non ho dubbi), ci sia un po' di confusione in materia Costituzionale... addirittura ci sono senatori (con la s minuscola) che propongono la revisione costituzionale dell' art 1 per sancire e ribadire la centralità del ruolo del parlamento...per favore, leggetela, o meglio, studiatela tutta la Costituzione Italiana, la centralità del ruolo del parlamento è il principio cardine del nostro sistema, non importa ribadire proprio un bel niente!
Tornando sul tema: il contestato articolo, purtroppo per noi, non è un'invenzione del governo ma discende da una serie di requisiti che sono richiesti in ambito Europeo (quindi sovranazionale) e che la giurisprudenza europea ha ben definito: La Corte di giustizia Europea ha chiarito che ai fini dell’individuazione di pubblica amministrazione fa fede l’attribuzioni di pubblici poteri.
Imprese pubbliche sono quelle in cui pubblici poteri possono esercitare direttamente o indirettamente un influenza dominante, per ragioni di proprietà, partecipazione finanziaria, o della normativa che le disciplina.
Spesso l’amm.ne per poter soddisfare esigenze collettive deve ricercare nel mercato contraenti per la realizzazione di beni opere o servizi, l’elevato tasso di politicità, l’assenza di rischio economico, la possibilità di condizionamenti fanno sì che l’ amm.ne sia un soggetto pericoloso ai fini di una corretta concorrenza nei mercati.
Le regole di concorrenza sono quindi create artificialmente, in virtù dell’imposizione di una serie di regole quali: la non discriminazione; l’indizione di gare; le procedure concorsuali.
(sintesi da Diritto Amministrativo E. Casetta)
In sostanza e in due parole, in base al diritto e giurisprudenza comunitaria l’affidamento in house costituisce un’eccezione alle regole che prevedono sempre in ogni caso la previa gara per la scelta del socio privato.
Detto questo, la mia domanda (di diritto, non politica) è: nel caso vinca il sì (come anche io auspico e condivido - se posso dirlo -) come la mettiamo con il diritto e la giurisprudenza europea? Avrà l'Italia la forza giuridica di potersi opporre alle limitazioni di sovranità sancite in condizioni di parità con gli altri Stati dell' Unione?
In termini di coscienza morale, caro eco, siamo d'accordo: ma in termini di diritto una soluzione al problema "morale" francamente non la vedo, a meno che non si torni indietro di qualche passo e si nazionalizzi ciò che per criteri di economicità efficacia ed efficienza è stato precedentemente privatizzato. (leggasi nel caso gestione dei SII)
lexambiente fidelis